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Quando il colesterolo è “buono” contro l’infiammazione

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Quando il colesterolo è “buono” contro l’infiammazione Empty Quando il colesterolo è “buono” contro l’infiammazione

Messaggio  Dr.Morbius Mer Dic 11 2013, 18:26

Gli scienziati scoprono che il colesterolo HDL può essere un importante controllore della risposta infiammatoria dell’organismo, causa di diverse e gravi malattie

L'olio di pesce, così come il pesce azzurro, sono una buona fonte di acidi grassi essenziali omega-3 che possono promuovere la produzione di colesterolo buono.

Non tutto il colesterolo viene per nuocere: è il caso delle lipoproteine ad alta densità, note con il nome di HDL – dette anche colesterolo buono – che è stato scoperto essere un importante controllore nei processi di risposta infiammatoria da parte dell’organismo.
La scoperta è stata fatta da un team internazionale di scienziati provenienti da Germania, Giappone, Australia, Cina e Stati Uniti, i quali hanno pubblicato i risultati della ricerca sull’ultimo numero di Nature Immunology.

Come ormai si sa, il colesterolo è tra i principali accusati di promuovere l’indurimento delle arterie (o aterosclerosi) e, di conseguenza, di aumentare in modo significativo il rischio di subire un attacco di cuore, ictus, trombosi e via discorrendo. Questo genere di problemi è tuttavia causato dal fratello cattivo chiamato colesterolo LDL, ossia le lipoproteine a bassa densità.
Al contrario, sostengono i ricercatori, il colesterolo HDL aiuta a spazzare il colesterolo in eccesso dal sangue agendo da contrasto alla reazione infiammatoria nelle pareti dei vasi sanguigni danneggiati.

«E’ noto da tempo che il colesterolo HDL ha una funzione protettiva sulle malattie cardiovascolari basate sull’aterosclerosi – spiega il prof. Eicke Latz, direttore dell’Institute of Innate Immunity preso l’Università di Bonn – Le cause molecolari a cui può essere attribuito questo effetto protettivo delle HDL non erano tuttavia chiare fino a ora».

Il gruppo di ricerca si è focalizzato su come le HDL agiscono sui processi infiammatori arrivando a identificare come queste possano prevenire l’infiammazione cronica. In questo ampio studio, durato circa tre anni, sono stati condotti una serie di esperimenti e test sia su cellule umane che di ratto, con l’intento di determinare quali geni sono regolati dagli alti livelli di HDL.

«All’inizio – sottolinea Latz – stavamo davvero brancolando nel buio». Ma per mezzo di approcci basati sulla genomica e la bioinformatica, i ricercatori sono tuttavia stati in grado di filtrare un gene candidato dal patrimonio di geni regolati.
Questo gene si trova nei fagociti, parte del sistema di difesa immunitario, che agiscono nel corpo come una specie di agenti di polizia deputati all’arresto degli intrusi. Supportati dai recettori Toll-like (TLR), i fagociti sanno distinguer tra buoni e cattivi, tuttavia se i TLR ritengono che l’intruso sia pericoloso possono innescare il rilascio di sostanze infiammatorie per mezzo di una segnalazione biochimica. Infine, si è scoperto che a giocare un ruolo chiave in questo processo è il regolatore trascrizionale ATF3.

«Questo regolatore riduce la trascrizione dei geni infiammatori e impedisce l’ulteriore stimolazione dei processi infiammatori attraverso i recettori Toll-like – spiega il dott. Domenico De Nardo, coautore dello studio – Il regolatore trascrizionale ATF3 agisce per ridurre queste reazioni infiammatorie sopprimendo l’attivazione di geni infiammatori in seguito a un’eccessiva stimolazione degli immunorecettori».

In definitiva, quello che hanno scoperto i ricercatori è che le lipoproteine ad alta densità (HDL) sono responsabili della regolazione verso il basso delle reazioni infiammatorie attraverso l’attivazione di ATF3.
«Per dirla semplicemente, alti livelli di HDL nel sangue sono un fattore protettivo importante contro l’infiammazione elevata. I nostri studi indicano inoltre che la quantità di HDL nel sangue da sola non è determinante per la funzione protettiva delle HDL, ma che la funzione antinfiammatoria è probabilmente più importante. Questi risultati suggeriscono anche un approccio molecolare per trattare l’infiammazione in altre diffuse malattie, come il diabete», conclude il prof. Latz.
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Quando il colesterolo è “buono” contro l’infiammazione Empty Colesterolo alto: l’olio di semi di mais è l’ideale

Messaggio  Dr.Morbius Mer Dic 11 2013, 18:26

Secondo un nuovo studio l’olio di semi di mais è addirittura meglio dell’olio extravergine di oliva nell’abbassare i livelli di colesterolo LDL, quello “cattivo”. Ecco perché

Olio di semi di mais si è dimostrato più efficace dell'olio extravergine di oliva nel ridurre i livelli di colesterolo cattivo LDL e anche di colesterolo totale.

L’olio extravergine di oliva, vanto della tradizione e della dieta mediterranea è stato ormai riconosciuto un alimento benefico per tutta una serie di motivi e azioni sull’organismo, e, tra i tanti, c’è anche l’effetto sul colesterolo. Tuttavia qualcuno potrebbe scalzare l’olio d’oliva dal trono: è l’olio di mais che, secondo un nuovo studio, sarebbe in grado di abbassare significativamente il colesterolo, apportando cambiamenti più favorevoli nel colesterolo totale (TC) e nel colesterolo LDL-C (quello cattivo).

A condurre lo studio in doppio cieco, randomizzato e controllato, sono stati i ricercatori del laboratorio di analisi e ricerche Biofortis, che fa parte del gruppo Mérieux NutriSciences. Gli scienziati, coordinati dal dottor Kevin C Maki, hanno reclutato 54 ambosessi sani che sono stati suddivisi a caso in due gruppi atti a ricevere rispettivamente o quattro cucchiai al giorno di olio di mais o altrettanti di olio extravergine di oliva come condimenti parte della dieta quotidiana e di mantenimento del peso.

I ricercatori intendevano osservare e studiare gli effetti degli oli vegetali alimentari in una dieta che tuttavia non prevedeva l’assunzione di lipidi lipoproteine.
I risultati, si legge nel comunicato Mérieux, hanno mostrato che l’olio di semi di mais aveva abbassato i livelli di colesterolo LDL del 10,9%, rispetto alla diminuzione del 3,5% operata dall’olio extravergine di oliva. Per quel che riguarda il colesterolo totale, l’olio di mais aveva abbassato il livello dell’8,2%, rispetto all’1,8% dell’olio extravergine di oliva.

Lo studio ha valutato in generale gli effetti comparati dell’olio di mais e quelli dell’olio extravergine di oliva sul colesterolo LDL (esito primario variabile), sul colesterolo totale, sul colesterolo HDL (quello buono), sul colesterolo non-HDL, sui trigliceridi e, infine, sul rapporto totale di colesterolo HDL.
I risultati finali hanno dunque mostrato che il consumo di alimenti conditi con olio di semi di mais aveva portato a un abbassamento significativo dei livelli di colesterolo LDL e colesterolo totale, rispetto agli stessi alimenti conditi con olio extravergine di oliva, suggerendo che l’olio di mais sarebbe più efficace nel controllo del colesterolo.
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Quando il colesterolo è “buono” contro l’infiammazione Empty il colesterolo alto non fa male al cuore

Messaggio  Dr.Morbius Dom Giu 29 2014, 16:30

Secondo un esperto ritenere che il colesterolo alto sia un potenziale fattore di rischio per le malattie cardiache e la possibile morte correlata è soltanto un mito da sfatare

Le uova sono da sempre ritenute ricche di colesterolo, ma quest'ultimo, secondo un esperto, non sarebbe così pericoloso.

Siamo abituati da ormai molto tempo a considerare il colesterolo come un nemico da combattere. Tuttavia, potrebbe anche essere che le cose stiano diversamente.

Secondo il dottor Jonny Bowden, che ha scritto e pubblicato un libro dal titolo esplicativo “The Great Cholesterol Myth” (Il Grande mito del Colesterolo) ridurre il colesterolo non solo non previene necessariamente le malattie cardiache, ma alti livelli di colesterolo non sono un buon predittore di malattia cardiaca.

Chi soffre di malattie cardiovascolari non è dunque detto abbia problemi di colesterolo, sostiene Bodwen, il quale ricorda a Fox News che il 50% dei pazienti ricoverati negli ospedali Usa per malattie cardiovascolari ha un colesterolo normale e, per contro, la metà delle persone con livelli elevati di colesterolo – che in teoria dovrebbero essere a rischio – hanno invece un cuore normale.

Il “rischio” colesterolo sarebbe sovrastimato a detta di Bodwen e questo elemento non svolgerebbe alcun ruolo nel favorire lo sviluppo delle malattie cardiache. Anzi, secondo l’esperto l’aver accentrato l’attenzione sul colesterolo ha sviato l’attenzione da altri fattori di rischio per la salute di cuore e arterie più reali come l’infiammazione organica, il danno ossidativo, lo stress e l’uso dello zucchero nella dieta.

Anche le differenze tra i due tipi principali di colesterolo: l’HDL e LDL – rispettivamente considerati quello “buono” e quello “cattivo” – secondo Bodwen non sarebbero così significative.
Il problema, semmai, è proprio la somma dei fattori di rischio che può essere dannosa per la salute. Insomma, sul colesterolo se ne sono già dette tante e alla fine non si sa bene più cosa pensare. A scanso di equivoci, seguire una dieta sana e corretta non può che far bene e, se poi il colesterolo davvero non c’entra nulla, meglio ancora: un pensiero in meno.
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Quando il colesterolo è “buono” contro l’infiammazione Empty Ecco come il colesterolo buono diventa cattivo

Messaggio  Dr.Morbius Dom Giu 29 2014, 16:36

Scienziati statunitensi scoprono il processo mediante il quale il colesterolo HDL, o buono, diventa colesterolo cattivo, diventando causa di malattie cardiovascolari anziché prevenirle

Buono o cattivo? Secondo un nuovo studio, anche il colesterolo etichettato come "buono" può diventare cattivo promuovendo le malattie cardiovascolari.

L’eterna lotta tra bene e male che da sempre accompagna la storia dell’uomo e i suoi racconti trova un riscontro anche in quella suddivisione operata da tempo dagli scienziati al riguardo del colesterolo: abbiamo infatti il colesterolo “buono” e quello “cattivo”. Una suddivisione che, come suggeriscono gli aggettivi stessi, sottintende che uno faccia bene e l’altro male.

Ma il colesterolo cattivo nasce già così o, come accade a volte anche agli uomini, lo diventa? Secondo quanto scoperto dai ricercatori della Cleveland Clinic, a quanto pare ci diventa.
Sarebbe il colesterolo buono, o HDL, che da bravo ragazzo si trasforma in cattivo in un processo che lo rende disfunzionale, facendogli perdere le sue proprietà cardio-protettive e facendogli acquisire il pessimo comportamento che causa l’infiammazione e l’intasamento e indurimento delle arterie (o aterosclerosi).

La studio, pubblicato online sulla rivista Nature Medicine, getta luce sul lato nascosto del colesterolo buono, smascherando la presenza di una proteina ossidata nelle arterie malate che si trova in grande abbondanza nel colesterolo HDL.
Il dott. Stanley Hazen e colleghi del Miller Family Heart and Vascular Institute presso la Cleveland Clinic hanno osservato e scoperto il processo attraverso il quale il colesterolo HDL diventa disfunzionale.

Dietro a questo processo vi sarebbe l’Apolipoproteina A1 (apoA1), che è la principale proteina presente nelle HDL (le Lipoproteine ad Alta Densità). Questa proteina fornisce la struttura della molecola che permette di trasferire colesterolo dalla parete dell’arteria al fegato, dal quale viene escreto il colesterolo.
La proteina apoA1 è quella che di norma dona al colesterolo HDL sue qualità cardio-protettive, ma Hazen e colleghi hanno scoperto che durante l'aterosclerosi una grande proporzione di apoA1 si ossida nella parete dell’arteria, andando a influire in negativo sulla salute cardiovascolare, anziché promuoverne la salute - divendendo così causa di malattie coronariche.

Lo studio che ha permesso di identificare questo processo che cambia le qualità del colesterolo è durato oltre cinque anni: periodo in cui i ricercatori hanno avuto modo di sviluppare il metodo per scovare la disfunzione apoA1/HDL che causa la trasformazione.
I test del sangue di 627 pazienti del reparto cardiologia ha permesso di trovare che alti livelli di HDL disfunzionale aumentavano in modo significativo il rischio malattia cardiovascolare.

«Identificare la struttura disfunzionale di apoA1 e il processo attraverso il quale arriva a promuovere la malattia invece di prevenirla, è il primo passo nella creazione di nuovi test e trattamenti per le malattie cardiovascolari – ha spiegato il dott. Hazen – Ora che sappiamo che cosa diventa questa proteina disfunzionale, stiamo sviluppando un test clinico per misurare i suoi livelli nel sangue, che sarà uno strumento utile sia per valutare il rischio di malattie cardiovascolari nei pazienti che per guidare lo sviluppo di terapie HDL mirate al fine di prevenire le malattie».
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Quando il colesterolo è “buono” contro l’infiammazione Empty Colesterolo alto: l’olio di semi di mais è l’ideale

Messaggio  Dr.Morbius Dom Giu 29 2014, 16:37

Secondo un nuovo studio l’olio di semi di mais è addirittura meglio dell’olio extravergine di oliva nell’abbassare i livelli di colesterolo LDL, quello “cattivo”. Ecco perché

Olio di semi di mais si è dimostrato più efficace dell'olio extravergine di oliva nel ridurre i livelli di colesterolo cattivo LDL e anche di colesterolo totale.

L’olio extravergine di oliva, vanto della tradizione e della dieta mediterranea è stato ormai riconosciuto un alimento benefico per tutta una serie di motivi e azioni sull’organismo, e, tra i tanti, c’è anche l’effetto sul colesterolo. Tuttavia qualcuno potrebbe scalzare l’olio d’oliva dal trono: è l’olio di mais che, secondo un nuovo studio, sarebbe in grado di abbassare significativamente il colesterolo, apportando cambiamenti più favorevoli nel colesterolo totale (TC) e nel colesterolo LDL-C (quello cattivo).

A condurre lo studio in doppio cieco, randomizzato e controllato, sono stati i ricercatori del laboratorio di analisi e ricerche Biofortis, che fa parte del gruppo Mérieux NutriSciences. Gli scienziati, coordinati dal dottor Kevin C Maki, hanno reclutato 54 ambosessi sani che sono stati suddivisi a caso in due gruppi atti a ricevere rispettivamente o quattro cucchiai al giorno di olio di mais o altrettanti di olio extravergine di oliva come condimenti parte della dieta quotidiana e di mantenimento del peso.

I ricercatori intendevano osservare e studiare gli effetti degli oli vegetali alimentari in una dieta che tuttavia non prevedeva l’assunzione di lipidi lipoproteine.
I risultati, si legge nel comunicato Mérieux, hanno mostrato che l’olio di semi di mais aveva abbassato i livelli di colesterolo LDL del 10,9%, rispetto alla diminuzione del 3,5% operata dall’olio extravergine di oliva. Per quel che riguarda il colesterolo totale, l’olio di mais aveva abbassato il livello dell’8,2%, rispetto all’1,8% dell’olio extravergine di oliva.

Lo studio ha valutato in generale gli effetti comparati dell’olio di mais e quelli dell’olio extravergine di oliva sul colesterolo LDL (esito primario variabile), sul colesterolo totale, sul colesterolo HDL (quello buono), sul colesterolo non-HDL, sui trigliceridi e, infine, sul rapporto totale di colesterolo HDL.
I risultati finali hanno dunque mostrato che il consumo di alimenti conditi con olio di semi di mais aveva portato a un abbassamento significativo dei livelli di colesterolo LDL e colesterolo totale, rispetto agli stessi alimenti conditi con olio extravergine di oliva, suggerendo che l’olio di mais sarebbe più efficace nel controllo del colesterolo.
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Quando il colesterolo è “buono” contro l’infiammazione Empty Colesterolo cattivo, c’è un nuovo metodo per calcolarlo con precisione

Messaggio  Dr.Morbius Dom Giu 29 2014, 16:38

La presenza più o meno elevata di colesterolo LDL dovrebbe essere calcolata con precisione proprio per capire se, come e che tipo di cura si debba seguire. Ora arriva un nuovo test che promette di rilevare questa presenza in modo più accurato

Il colesterolo LDL è ritenuto responsabile dell'aumento del rischio di malattie cardiovascolari. Rivelarlo con precisione è pertanto molto importante.

Come ormai sappiamo tutti quanti, nel nostro corpo convivono due tipi di colesterolo: il colesterolo LDL, o “cattivo” e il colesterolo HDL, o “buono”. Il primo è principalmente composto di lipoproteine a bassa densità; il secondo da lipoproteine ad alta densità.

Tra le caratteristiche del colesterolo LDL, troviamo la capacità di poter essere causa di indurimento delle arterie – o aterosclerosi – che è un noto fattore di rischio per infarto e ictus. Ecco perché è importante poter stabilire se e quanto di questo colesterolo è presente nel nostro sangue. Anche perché non c’è solo il rischio di non intervenire in modo adeguato, ma anche di intervenire quando non ce ne sarebbe bisogno.

Per sopperire a questa mancanza si sono affaccendati i ricercatori del Johns Hopkins Ciccarone Center for the Prevention of Heart Disease, coordinati dal dottor. Seth S. Martin, i quali hanno scoperto che la formula standard utilizzata da decenni non è così affidabile nel calcolare il volume di colesterolo LDL presente nel sangue dei pazienti – soprattutto in quelli più a rischio.

I ricercatori hanno preso in esame un database contenente i campioni riguardanti i lipidi presenti nel sangue e relativi a oltre 1,3 milioni di persone. I dati erano stati rilevati con la tecnica tradizionale e conosciuta con il nome di “ultracentrifugazione”.
L’analisi ha permesso ai ricercatori di scoprire che questo metodo ha diverse lacune e, per questo motivo, hanno sviluppato un sistema del tutto diverso.
Questo nuovo sistema utilizza un grafico comprendente 180 diversi fattori che possono influire sulla presenza del colesterolo LDL e i livelli di questo nel sangue. Il risultato è una maggiore precisione nel calcolo e nella valutazione effettiva dei pazienti e del loro eventuale bisogno di interventi.

I risultati completi dello studio sono stati pubblicati sul Journal of the American Medical Association e dimostrano che una diversa valutazione del colesterolo può fare la differenza nelle diagnosi e nel trattamento.
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Quando il colesterolo è “buono” contro l’infiammazione Empty Il colesterolo buono può diventare cattivo se ti muovi poco

Messaggio  Dr.Morbius Dom Giu 29 2014, 16:39

Gli scienziati scoprono che il colesterolo HDL può comportarsi male nelle persone sedentarie o che fanno poco movimento, esponendole a maggior ragione al rischio di malattie cardiache, nonché obesità e alti livelli di trigliceridi

Chi fa vita sedentaria è più a rischio malattie cardiache perché anche il colesterolo buono si comporta in modo anomalo.

Il colesterolo buono, o lipoproteine ad alta densità, noto con il nome di HDL è quella sostanza che si occupa di allontanare il colesterolo dai vasi sanguigni del fegato, in modo che l’organo possa smaltirlo. Un compito importante che tuttavia può essere reso vano o, peggio, non reso affatto se conduciamo uno stile di vita sedentario o ci muoviamo poco.

A mettere sull’avviso tutti coloro che rifuggono dal fare movimento, preferendo la comodità del divano e la TV, è un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università della California a Los Angeles (UCLA) coordinati dal dottor Christian K. Roberts.
In questo studio Roberts e colleghi hanno voluto osservare il comportamento del colesterolo HDL nelle persone sedentarie e in quelle che invece fanno attività fisica.

Partendo dal presupposto che l’attività fisica può ridurre il rischio di malattie cardiache, anche l’organismo potrebbe rispondere in modo diverso a questa attività o al non fare attività.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Applied Physiology e mostrano che nelle persone che sedentarie o che fanno scarso movimento il colesterolo HDL si comporta in modo anomalo, o disfunzionale.
Proprio questa sua disfunzionalità pare sia stata associata a numerosi fattori di rischio per le malattie cardiache, tra cui alti livelli di trigliceridi (un tipo di grassi), una massa grassa eccessiva nella parte superiore del tronco e altri ancora.

I ricercatori hanno infine scoperto che i risultati erano gli stessi indipendentemente dal peso delle persone, il che suggerisce che mantenere un peso sano non è così importante nei confronti delle funzioni del colesterolo HDL, ma è più importante condurre una vita attiva, fare movimento o esercizio fisico regolare.
La parola d’ordine è dunque “muoversi”, evitare di impigrirsi, e non preoccuparsi o focalizzarsi troppo sul proprio peso, sebbene seguire anche una dieta sana sia fondamentale nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.
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Quando il colesterolo è “buono” contro l’infiammazione Empty Sono i grassi e non il colesterolo a mettere a rischio la salute

Messaggio  Dr.Morbius Dom Giu 29 2014, 16:40

Un noto ricercatore statunitense, della veneranda età di 98 anni, sostiene che al contrario di quanto diffusamente ritenuto, non è il colesterolo il vero nemico della salute di cuore e arterie, ma sono i grassi trans e gli ossisteroli

Secondo gli scienziati statunitensi, non sarebbe il colesterolo in sé a essere deleterio per l'apparato cardiovascolare, ma i grassi trans e gli ossisteroli, ossia l'ossidazione del colesterolo.

Colesterolo o non colesterolo? Questo è davvero il dilemma.
Che sia proprio questa molecola, costituita dallo sterolo (da cui il nome), il nemico da combattere per prevenire le malattie dell’apparato cardiocircolatorio è da sempre oggetto di discussione tra gli accademici e gli esperti di nutrizione.
Se per qualcuno la differenza sta nelle due più famose varianti di questa molecola, ossia il colesterolo LDL (o cattivo) e l’HDL (o buono), per altri il colesterolo è sempre da tenere sotto controllo, a prescindere. Altri ancora, infine, ritengono che il colesterolo non sia un problema.

Quale che sia la verità, oggi a dire la sua ci ha pensato un famoso ricercatori statunitense, dalla veneranda età di 98 anni, il quale ritiene che il colesterolo sia addirittura benefico per il cuore. Al massimo, quello che può davvero danneggiare la salute del sistema cardiaco è il colesterolo ossidato, ovvero quello degradato dall’assunzione di grassi trans, dall’utilizzo di oli per frittura utilizzati più volte, i grassi polinsaturi e, non ultimo, il fumo.

Sì, il dottor Fred Kummerow – questo il suo nome – professore emerito di Scienze Biologiche comparate presso l’Università dell’Illinois, ha trascorso più di 6 anni nello studio dei fattori dietetici che contribuiscono alle malattie cardiache.
Nel suo nuovo studio, pubblicato sull’American Journal of Cardiovascular Disease, ha passato in rassegna le ricerche sul metabolismo lipidico e le malattie cardiache, con un particolare focus sul consumo di colesterolo ossidato.

«I lipidi ossidati contribuiscono alle malattie cardiache – sottolinea il prof. Kummerow – sia aumentando la deposizione di calcio sulla parete arteriosa (una caratteristica importante dell’aterosclerosi), e interrompendo il flusso di sangue: un importante contributo a un attacco cardiaco e la morte improvvisa».
Sono proprio i grassi ossidati a contribuire in maggior misura alle malattie cardiache e alla morte improvvisa per infarto, ricorda lo scienziato.

In questo studio, Kummerow e colleghi hanno scoperto che quando il colesterolo LDL (o lipoproteina a bassa densità) si ossida, aumenta la sintesi nelle piastrine di un agente di coagulazione del sangue, denominato Trombossano A2. Questo composto è piuttosto instabile, ed è causa di un’aggregazione piastrinica e vasocostrizione.
Se poi sommiamo i diversi fattori di rischio evidenziati dal team di ricerca possiamo essere quasi certi di danneggiare cuore e arterie.
Secondo Kummerow, se qualcuno segue una dieta ricca di ossisteroli (i prodotti dell’ossidazione del colesterolo) e grassi trans e, in più, fuma sta mettendo in pericolo il cuore in tre modi. Gli ossisteroli aumentano la calcificazione delle arterie e promuovono la sintesi dell’agente di coagulazione. I grassi trans e il fumo di sigaretta, dal canto loro, interferiscono con la produzione di prostaciclina, un composto che tiene normalmente fluido il sangue.

Ricordando che le malattie cardiache causano centinaia di migliaia di morti ogni anno in Europa – milioni nel mondo – i ricercatori fanno dunque presente che è bene conoscere con chiarezza quali sono davvero i fattori di rischio, per evitare comportamenti controproducenti.
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