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Quei semplici passi che allontanano dal diabete

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Quei semplici passi che allontanano dal diabete Empty Mangiare carne associato al rischio di diabete

Messaggio  Diamante Rosa Mer Nov 27 2013, 18:37

Una dieta ricca di proteine animali come quelle della carne acidifica il corpo e mette a rischio malattie, come per esempio il diabete. Foto: ©photoxpress.com/sil007

Una dieta acida, che preveda il consumo di carne, è stata associata al rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, in particolare nelle donne

Una dieta “acida” non è salutare, poiché l’acidificazione del corpo è alla base di numerose malattie. E la carne, specie se rossa, si ritiene abbia proprio il potere di acidificare.
Magiare carne dunque può acidificare il corpo e mettere a rischio diabete di tipo 2, specialmente le donne – così come emerso da un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’INSERM di Parigi e pubblicato sulla rivista Diabetologia, dell’European Association for the Study of Diabetes (EASD).

Il prof. Guy Fagherazzi, insieme al dottor Françoise Clavel-Chapelon e colleghi hanno studiato e seguito per 14 anni 66.485 donne che facevano parte dello studio E3N (uno studio europeo di coorte e prospettico su cancro e nutrizione).
Delle partecipanti è stato valutato il carico acido dietetico calcolando il potenziale carico di acido renale (PRAL) e la produzione netta endogena di acido (NEAP). Queste sono entrambe tecniche standard per valutare il consumo di acido dietetico da assunzione di nutrienti.

Durante il periodo di follow-up si sono verificati 1.372 nuovi casi di diabete di tipo 2. I dati raccolti dai ricercatori hanno tuttavia permesso di valutare il rischio in base alle caratteristiche della persona, trovando che, nella popolazione generale, quelle che rientravano nel più alto quartile (25%) per PRAL avevano un 56% di aumentato rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, rispetto al quartile inferiore. Le donne di peso normale, con un BMI di 25 o inferiore, hanno avuto il più alto rischio, con un 96% per il quartile più alto rispetto a quello più basso. Le donne in sovrappeso (BMI 25 e oltre) hanno avuto un aumento del rischio del 28% (quartile superiore rispetto a quello più basso). I punteggi Neap hanno mostrato un aumento del rischio simile per carico acido superiore.

«Una dieta ricca di proteine animali può favorire l’assunzione di acido, mentre la maggior parte di frutta e verdura costituiscono precursori alcalini che neutralizzano l’acidità – scrivono gli autori – Contrariamente a quanto in genere si crede, la maggior parte dei frutti come pesche, mele, pere, banane e persino limoni e arance in realtà riducono il carico acido dietetico una volta che il corpo li ha elaborati. Nel nostro studio, il fatto che l’associazione tra i due punteggi PRAL e NEAP e il rischio di diabete di tipo 2 incidente persisteva anche dopo l’aggiustamento per le abitudini alimentari, il consumo di carne e l’assunzione di frutta, verdura, caffè e bevande zuccherate suggeriscono che gli acidi alimentari possono svolgere un ruolo specifico nel promuovere lo sviluppo del diabete di tipo 2, indipendentemente dai cibi o bevande che forniscono i componenti acidi o alcalini».

Come ormai accertato, un aumento dell’acidosi può ridurre la capacità dell’insulina di legarsi ai recettori appropriati del corpo e ridurre la sensibilità all’insulina. Ecco perché una dieta acida, come quella che può derivare dal consumo di carne, può influire sul rischio diabete.
«Abbiamo dimostrato per la prima volta in un ampio studio prospettico che il carico acido dietetico era associato con il rischio diabete di tipo 2, indipendentemente da altri fattori di rischio noti per il diabete. […] Sono necessarie ulteriori ricerche sui meccanismi di fondo», concludono i ricercatori.
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Quei semplici passi che allontanano dal diabete Empty Quei semplici passi che allontanano dal diabete

Messaggio  Dr.Morbius Dom Giu 29 2014, 15:25

Bastano 15 minuti di passeggiata al giorno per allontanare il rischio di diabete. Dopo un pasto, prendiamo l’abitudine di fare due passi: una semplice pratica che può avere significativi effetti benefici sulla salute di tutto l’organismo

Una breve passeggiata può fare molto bene alla salute e, come suggerito da un nuovo studio, può anche prevenire il diabete.

Dopo un pasto non c’è niente di meglio che fare due passi. Fa bene all’umore, alla digestione e a quanto sembra è anche utile per allontanare il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

A suggerirlo è un nuovo studio della George Washington University School of Public Health and Health Services (SPHHS), che ha indagato gli effetti sui livelli di zuccheri nel sangue di una camminata di 15 minuti.
La dottoressa Loretta DiPietro e colleghi dell’SPHHS hanno scoperto che tre brevi passeggiate dopo cena erano efficaci nel ridurre il glucosio nel sangue per 24 ore. Queste brevi camminate, inoltre, sortivano lo stesso benefico effetto di una camminata a piedi di 45 minuti con passo da normale a moderato. Ma non solo: la passeggiata dopo cena è risultata significativamente più efficace di una camminata a passo sostenuto nel ridurre i livelli di zucchero nel sangue fino a tre ore dopo il pasto.

Per questo studio, pubblicato su Diabetes Care, i ricercatori dell’SPHHS hanno reclutato dieci persone con un’età minima di 60 anni. Tutti i soggetti erano in buona salute, ma a rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 per via dei livelli di zucchero nel sangue a digiuno più elevati del normale, e di un’insufficiente attività fisica.
La scelta di soggetti anziani è stata dettata dalla constatazione che questi possono essere particolarmente suscettibili ai disturbi nel controllo dello zucchero nel sangue dopo i pasti a causa di insulino-resistenza nei muscoli e anche a causa di una secrezione di insulina lenta o bassa da parte del pancreas – spiegano gli autori – per cui si presentano con un campione di popolazione particolarmente rappresentativo. Una glicemia alta dopo il pasto è un fattore di rischio chiave per la progressione di una ridotta tolleranza al glucosio (pre-diabete), il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari.

«Questi risultati sono una buona notizia per le persone tra i 70 e gli 80 anni – spiega studio Loretta DiPietro, presidente del Dipartimento SPHHS di Scienze Motorie e principale autore dello studio – che possono sentirsi in grado di impegnarsi in attività fisica intermittente su una base quotidiana, soprattutto se le brevi passeggiate possono essere combinate con l’esecuzione di commissioni o passeggiate con il cane. Le contrazioni muscolari connesse con le brevi passeggiate erano immediatamente efficaci nell’ottundere gli aumenti post-pasto di zucchero nel sangue potenzialmente dannosi e comunemente osservati nelle persone anziane».

Secondo la dottoressa DiPietro, questi risultati, se confermati da ulteriori ricerche, potrebbero portate a una efficace ed economica strategia preventiva per il diabete di tipo 2, a seguito di una condizione pre-diabetica. Sono molte le persone che si trovano in una condizione di pre-diabete senza saperlo, fa notare la ricercatrice. Questa situazione è l’anticamera del diabete stesso, e poter prevenire spesso è la soluzione migliore e più efficace.

l risultati dello studio hanno mostrato che il momento migliore per andare a fare una passeggiata è stato dopo il pasto serale. L’aumento della glicemia che si verifica dopo la cena è il più rilevante della giornata, e spesso dura tutta la notte e il primo mattino. Tuttavia, questo processo è stato frenato in modo significativo e velocemente quando i partecipanti hanno iniziato a camminare sul tapis roulant.

Lo studio va in controtendenza con quelle che sono in genere le abitudini delle persone. La sera, infatti, si tende a cenare e poi rilassarsi magari di fronte alla Tv, piuttosto che uscire a fare due passi.
«Questa è la cosa peggiore che si possa fare – sottolinea DiPietro – Aspettiamo invece che il cibo sia digerito un po’ e poi usciamo e muoviamoci». Insomma, spesso basta dedicare davvero poco tempo per prevenire malattie che, invece, rischiano di accorciare il nostro tempo di permanenza su questo pianeta.
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Quei semplici passi che allontanano dal diabete Empty Contro il diabete, il caffè

Messaggio  Dr.Morbius Dom Giu 29 2014, 15:27

Rovi in caffè verde su kefir.it!
http://kefir.it/scheda-prodotto.asp?cod=287

Un estratto di caffè verde aiuta a controllare i livelli di zuccheri nel sangue e anche il peso corporeo: un modo per tenere a bada il diabete di tipo 2, e non solo

Un estratto del caffè (verde) può aiutare a controllare i livelli di zuccheri nel sangue e, di conseguenza, il diabete di tipo 2.
Presentati al 245th National Meeting & Exposition of the American Chemical Society (ACS) che si tiene dal 7 all’11 aprile 2013 a New Orleans, i risultati di uno studio condotto sugli effetti dell’estratto di caffè verde. Ritenuto un antiossidante capace di controllare i livelli degli zuccheri nel sangue, controllare il peso corporeo, gli scienziati suggeriscono che sia utile nel trattamento e prevenzione del diabete di tipo 2.

Sarebbe l’acido clorogenico a mostrare spiccate proprietà antiossidanti utili nel controllo del diabete di tipo 2, la più comune e sempre più diffusa forma di questa patologia.
«Una semplice pillola naturale o capsula – ha spiegato il dottor Joe Vinson, dell’Università di Scranton in Pennsylvania e autore principale dello studio – che contribuiscano da un lato al controllo dello zucchero nel sangue e a favorire la perdita di peso allo stesso tempo, sarebbe un importante passo avanti nel trattamento del diabete di tipo 2».

«La nostra ricerca – ha aggiunto Vinson – e studi pubblicati da altri scienziati, suggeriscono che tale trattamento, in effetti, ci sta. Ci sono una significativa evidenza epidemiologica e altre evidenze che il consumo di caffè riduce il rischio di diabete di tipo 2».

Gli Acidi clorogenici non si trovano soltanto nel caffè verde (ossia non torrefatto), ma sono una famiglia di sostanze attive che troviamo naturalmente anche in mele, ciliegie, prugne, prugne secche, così come altri frutti e ortaggi. Tuttavia, lo studio si è concentrato sugli effetti di un integratore alimentare a base di estratto di caffè verde.
L’utilizzo del caffè verde non torrefatto è spiegato dal fatto che la torrefazione, a causa delle alte temperature utilizzate, danneggia gli acidi clorogenici che, invece, restano attivi e inalterati nei chicchi di caffè verde.

Lo studio ha visto il coinvolgimento di 56 soggetti adulti ambosessi con normali livelli di zuccheri nel sangue. I partecipanti sono poi stati sottoposti a un test di tolleranza al glucosio, per valutare come questi rispondevano agli zuccheri. Dopo di che, sono stati invitati ad assumere, rispettivamente e nel tempo, 100, 200, 300 o 400 mg di estratto di caffè verde in capsula.
I successivi test di tolleranza al glucosio, eseguiti durante il follow-up, hanno mostrato come l’estratto di caffè verde avesse influenzato le risposte fisiologiche dei partecipanti.

«C’è stato un significativo effetto dose-risposta da parte dell’estratto di caffè verde e senza apparenti effetti collaterali gastrointestinali – ha sottolineato Vinson – Tutte le dosi di estratto di caffè verde hanno prodotto una significativa riduzione degli zuccheri nel sangue rispetto a quanto misurato prima dell’inizio dei test. La glicemia massima verificata a 30 minuti è stata del 24 per cento inferiore all’originale con i 400 mg di estratto di caffè verde e la glicemia a 120 minuti è stata del 31 per cento più bassa».

L’estratto di caffè – in questo caso – ma comunque l’acido clorogenico, ha pertanto mostrato di avere reali effetti nel controllo della glicemia. In uno studio precedente, Vinson aveva già scoperto che le persone in sovrappeso o obese che hanno assunto questo stesso estratto erano riuscite a perdere circa il 10 per cento del loro peso corporeo in 22 settimane.
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Quei semplici passi che allontanano dal diabete Empty Omega 3 per ridurre il rischio di diabete

Messaggio  Dr.Morbius Dom Giu 29 2014, 16:11

Gli acidi grassi omega-3, derivati dal pesce, l’olio di pesce e altri alimenti, possono contribuire a ridurre il rischio di diabete di tipo 2

Secondo uno studio, adeguati livelli di omega-3 nel sangue proteggerebbero dal rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

Secondo recenti stime si contano tre milioni di persone affette da diabete di tipo 2. Questa drammatica statistica è il sintomo che qualcosa deve cambiare, iniziando dall’alimentazione.

Il motivo per cui la patologia è maggiormente diffusa nei Paesi più sviluppati economicamente è data dal fatto che si mangia di più, ma soprattutto si mangia peggio che nei Paesi non ancora così avanzati – anche se questi stanno gradualmente arrivando a pareggiare i disastri alimentari della dieta occidentale. Inoltre, un altro grande problema è il minor dispendio energetico di ogni singolo individuo: spesso si passa l’intera giornata seduti dietro a una scrivania, davanti a un computer, o si sta fermi, in piedi, per molte ore.

Secondo alcuni ricercatori finlandesi un ottimo modo per ovviare al problema, almeno in parte, è quello di assumere quantitativi abbastanza elevati di Omega-3, in particolare derivati dal pesce.
La dieta ideale, sempre secondo i ricercatori, prevedrebbe così almeno due pasti alla settimana a base di pesce grasso. Quindi via libera a trote (Iridea), salmone, sardine, acciughe e sgombri, naturalmente ricchi di acidi grassi Omega-3 a catena lunga. Il tutto, però, contornato da un moderato esercizio fisico e un’attenta gestione del peso corporeo.

Secondo l’Harvard School of Public Health, gli Omega-3 sono acidi grassi polinsaturi indispensabili per importanti funzioni organiche, tra cui il controllo della coagulazione del sangue e la costruzione delle membrane cerebrali.
Tali grassi sembrano svolgere anche un ruolo importante nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e l’ictus. Ma non mancano anche gli studi che ne confermano la loro validità in caso di infiammazioni intestinali patologiche, cancro, malattie autoimmuni tra cui anche artrite reumatoide e lupus.

La ricerca di cui parliamo oggi, pubblicata su Diabetes Care, è riuscita a determinare le concentrazioni sieriche degli acidi grassi essenziali Omega-3 di oltre 2.000 persone di età compresa fra i 42 e i 60 anni. Lo studio è durato diciannove anni ed è iniziato nel 1989. Durante il periodo di studio è stato diagnosticato il diabete di tipo 2 a 422 partecipanti. Si è potuto così constatare che gli uomini che hanno sviluppato tale patologia erano quelli che avevano il 33% in meno di concentrazione ematica di Omega-3. Al contrario, coloro che avevano buone concentrazioni nel sangue di questi acidi grassi essenziali non avevano sviluppato il diabete.

I risultati mettono dunque in evidenza come una dieta attenta e salutare, unita alla gestione del peso e della sana attività fisica, possono scongiurare di molto il rischio di diabete di tipo 2.
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Quei semplici passi che allontanano dal diabete Empty Dall’uva una soluzione per il diabete

Messaggio  Dr.Morbius Dom Giu 29 2014, 16:13

Scienziati scoprono che l’estratto di buccia dell’uva potrebbe essere una risposta al trattamento del diabete. La sua azione è risultata efficace nell’avere un effetto inibitorio sull’iperglicemia

Da un estratto d'uva pare si possa ottenere un rimedio capace di controllare l'iperglicemia.

Il diabete potrebbe essere trattato in modo efficace e naturale con un estratto dalla buccia dell’uva che, secondo quanto scoperto in un nuovo studio, è attivo nel controllo della glicemia: in particolare nell’inibire l’iperglicemia.

Il diabete è una piaga mondiale, con un costante incremento dei casi – specie nel mondo occidentale. Soltanto in Italia si contano oltre 3 milioni di persone con questo genere di problema, e il numero è destinato ad aumentare considerevolmente. Da qui, la necessità di trovare una soluzione, che sia prevenzione e cura.
Su questo fronte, la notizia positiva arriva da una serie di studi preliminari condotti dai ricercatori della Wayne State University (WSU), che hanno dimostrato come l’estratto di buccia d’uva (GSE) esercita un’attività inibitoria sull’iperglicemia, candidandosi a essere un rimedio da utilizzare con efficacia nella gestione del diabete.

La ricerca è stata finanziata dal Centro Nazionale per la Medicina Complementare e Alternativa del National Institutes of Health e, nel suo successivo sviluppo, fornirà approfondimenti circa l’azione inibitoria del GSE sull’iperglicemia postprandiale. Allo stesso tempo fornirà anche i dati preclinici a sostegno dell’efficacia e della sicurezza biologica del GSE, e dei suoi componenti, nella potenziale prevenzione e trattamento del diabete di tipo 2.

«La speranza è che la nostra ricerca possa finalmente condurre con successo allo sviluppo di un mirato e sicuro intervento nutrizionale per sostenere la prevenzione e il trattamento del diabete – dichiara il dott. Kequan Zhou, professore di Alimenti e Scienza della Nutrizione nel Collegio di Arti Liberali e delle Scienze alla WSU, e ricercatore principale – Il nostro studio fornisce importanti dati preclinici per quanto riguarda i meccanismi antidiabetici, l’efficacia biologica e la sicurezza del GSE, che dovrebbe facilitare l’eventuale traduzione in futuri studi clinici per valutare GSE e i suoi componenti come interventi per il diabete sicuri, a basso costo, e basati sull’evidenza nutrizionale».

«Il diabete di tipo 2 è una delle principali malattie croniche delle società moderne – sottolinea la dott.ssa Gloria Heppner, vice presidente associato per la ricerca presso la Wayne State University – Esso minaccia la salute di una varietà di popolazioni, con ogni giorno un numero crescente di giovani con diagnosi della la malattia. Lo studio del Dott. Zhou offre una grande speranza per un potenziale trattamento naturale e senza effetti collaterali dannosi per le molte persone afflitte dal diabete di tipo 2».
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Quei semplici passi che allontanano dal diabete Empty Diabete, colesterolo alto… La sorpresa è nei pistacchi

Messaggio  Dr.Morbius Dom Giu 29 2014, 16:15

La frutta secca come i pistacchi, ma anche noci e mandorle, sono l’ideale complemento di una dieta salutare poiché hanno un basso indice glicemico (IG), sono naturalmente senza colesterolo, e sono fonte di proteine, fibre e antiossidanti

I pistacchi, come anche altra frutta secca, sono un ottimo complemento di una dieta salutare.
Poche semplici mosse possono cambiare di molto la qualità della dieta, rendendola più o meno salutare. E, nel caso di una dieta più salutare, la mossa vincente è quella di aggiungere frutta secca come i pistacchi che, secondo un nuovo largo studio, sono un alimento ricco di proprietà benefiche. Tra le molte, possono essere il complemento ideale per chi è a rischio diabete, colesterolo alto, sovrappeso o obesità e, infine, anche in caso di malattie cardiovascolari.

Lo studio, condotto per conto della Diabetes Foundation of India (DFI) e della National Diabetes, Obesity and Cholesterol Foundation è durato 6 mesi, durante i quali sono stati osservati gli effetti sull’organismo della frutta secca come mandorle, noci e pistacchi, ma soprattutto sui parametri glicemici e lipidici.
La dott.ssa Seema Gulati e colleghi hanno trovato che le persone con problemi di peso, diabete e altre malattie come quelle cardiovascolari possono giovare dei benefici offerti dalla frutta secca, in particolare dei pistacchi che sono un alimento a basso Indice Glicemico (o IG), sono naturalmente senza colesterolo, e sono fonte di proteine, fibre e antiossidanti.

«Sulla base di questo studio, possiamo dire che i pistacchi forniscono un’opzione eccellente per uno spuntino – ha spiegato la Gulati nel comunicato DFI – soprattutto per i soggetti a rischio di problemi metabolici e diabete. [I pistacchi] offrono effetti benefici in due modi: uno, trasferendo l’energia da altre fonti malsane, e in secondo luogo grazie alle loro proprietà nutrizionali intrinseche».
In definitiva, la frutta secca, prezioso invitato nelle tavole autunnali e invernali, mostra di avere molte e molte proprietà: gustose e benefiche.
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