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Può partire dall’ intestino una difesa contro la Sclerosi multipla

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Può partire dall’ intestino  una difesa contro la Sclerosi multipla Empty Può partire dall’ intestino una difesa contro la Sclerosi multipla

Messaggio  Dr.Morbius Gio Ago 08 2013, 20:59

I microbi che lo abitano coinvolti nella disfunzione del sistema immunitario alla base della malattia

Una difesa valida contro la sclerosi multipla può arrivare dall’intestino. È la conclusione di una ricerca coordinata da Paolo Muraro dell’Imperial College di Londra, per studiare le risposte immunitarie prima e dopo il trapianto di midollo osseo in un gruppo di pazienti che non avevano risposto alle terapie convenzionali contro la malattia neurologica.

Allo studio, pubblicato su Brain, hanno partecipato anche Daniela Angelini e Luca Battistini, coordinatori del Laboratorio di neuroimmunologia della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma.

Se il mantenimento del nostro stato di salute richiede la cooperazione di tutti gli organi del corpo - sottolineano i ricercatori - allora anche i microbi che abitano l’intestino, ricoprendolo in ogni microscopica piega, partecipano di questo sforzo comune.

I globuli bianchi tengono a bada l’universo di batteri, funghi, e virus intestinali (il cosiddetto “microbiota”), e in condizioni di equilibrio i benefici che scaturiscono da questa convivenza sono una delle fondamenta dello stato di salute. Tuttavia il microbiota non è innocuo: cambiamenti nella composizione delle specie batteriche o fungine, dovute ad esempio all’uso di antibiotici o a una dieta ricca di grassi animali e povera in fibre, possono portare al sopravvento di organismi dannosi, che stimolando ancora di più i globuli bianchi li inducono a un’attivazione inappropriata che può “confonderli” e portare alle malattie autoimmuni, anche in organi distanti dall’intestino come il cervello.

Tra le sottopopolazioni di globuli bianchi impegnate nel controllo del microbiota ci sono le cellule Mait (Mucosal Associated Invariant T cells), dotate di potenti munizioni immunologiche che, se dirette contro tessuti dell’organismo, ne possono determinare la distruzione.

In alcuni casi di sclerosi multipla particolarmente aggressiva è stato effettuato con successo il trapianto di staminali emopoietiche, lo stesso trattamento utilizzato per i pazienti con leucemia. L’idea è di sradicare le cellule autoreattive e di azzerare il sistema immunitario, per poi ricostituirlo ex novo con cellule staminali dal midollo osseo del paziente stesso.

Angelini e Battistini hanno effettuato parte degli studi mediante la metodica della citofluorimetria policromatica, dimostrando che le cellule Mait spariscono dal sangue dei pazienti, particolarmente di quelli che ricavano maggiori benefici dal trapianto. Questi risultati rivelano il coinvolgimento delle cellule Mait, e quindi del microbiota, nella disfunzione del sistema immunitario alla base della sclerosi multipla.

Negli ultimi anni si parla spesso di probiotici e di “salute dell’intestino”, e la possibilità di ristabilire l’equilibrio immunologico agendo ad esempio sulla dieta e sulla composizione del microbiota rappresenta un approccio terapeutico accessibile e innovativo.
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Può partire dall’ intestino  una difesa contro la Sclerosi multipla Empty La vitamina D può rallentare la progressione della sclerosi multipla

Messaggio  Dr.Morbius Dom Giu 29 2014, 16:56

Un aumento dei livelli della vitamina del Sole, la vitamina D, secondo un nuovo studio ha le potenzialità per ridurre la progressione e la gravità della sclerosi multipla (SM)

La vitamina del Sole, la vitamina D, pare possa rallentare la progressione e la gravità della Sclerosi Multipla.

La sclerosi multipla (SM), la malattia degenerativa del sistema nervoso centrale che colpisce principalmente i muscoli e la loro funzione, ma anche l’equilibrio, la vista e le funzioni mentali, potrebbe trovare un degno avversario in un elemento naturale: la vitamina D che, secondo un nuovo studio, può rallentarne la progressione e ridurne la gravità.

Lo studio, pubblicato ieri sulla versione online di JAMA Neurology, è stato condotto dai ricercatori della Harvard School of Public Health (HSPH), coordinati dal prof. Alberto Ascherio. Qui, il team di ricerca ha scoperto che nei pazienti in fase iniziale della malattia presentavano bassi livelli di vitamina D. Questo fattore è stato ritenuto altamente predittivo sia della gravità della SM che della velocità di progressione. Per questo motivo, i risultati dello studio suggeriscono che i pazienti nelle fasi iniziali della sclerosi multipla possono allontanare i sintomi della malattia aumentando la loro assunzione di vitamina D.

«Dato che bassi livelli di vitamina D sono comuni – spiega il prof. Ascherio – e possono essere facilmente e in modo sicuro aumentati con la supplementazione orale, questi risultati possono contribuire all’ottenere risultati migliori per molti pazienti affetti da SM».

Per questo nuovo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati di 465 pazienti affetti da SM di 18 Paesi europei, Israele e Canada che si erano iscritti al trial BENEFIT (Betaseron in Newly Emerging Multiple Sclerosis for Initial Treatment) tra il 2002 e il 2003, che mirava a confrontare l’efficacia di un trattamento precoce, rispetto a quello tardivo, con interferone beta-1b nel trattamento della malattia.
Da questi dati, i ricercatori hanno esaminato i livelli di vitamina D dei pazienti riportati nelle misure prese al momento della comparsa dei sintomi e a intervalli regolari per un periodo correlato di 24 mesi. Allo stesso modo sono stati valutati i sintomi della malattia e la progressione nel corso di un periodo di cinque anni.

L’analisi ha permesso di scoprire che i pazienti con sclerosi multipla in fase iniziale che avevano adeguati livelli di vitamina D presentavano un tasso inferiore del 57% di nuove lesioni cerebrali, un tasso di recidiva inferiore al 57%, e un incremento annuo inferiore del 25% nel volume delle lesioni rispetto ai partecipanti con bassi livelli di vitamina D. Oltre a questo, tra i pazienti con adeguati livelli di vitamina D vi era stata un’inferiore perdita di volume cerebrale, che è un importante fattore predittivo di disabilità.

In linea generale, i risultati suggeriscono che la vitamina D ha un potente effetto protettivo sul processo sottostante alla sclerosi multipla. A motivo di ciò, i ricercatori ritengono che sia importante sottolineare l’importanza di avere corretti livelli di questa vitamina che, specie nel mondo occidentale, sono piuttosto bassi.

«I benefici della vitamina D sembrano essere additivi a quelli dell’interferone beta-1b, un farmaco che è molto efficace nel ridurre l’attività della SM – sottolinea Ascherio – I risultati del nostro studio indicano che l’identificazione e la correzione dell’insufficienza di vitamina D dovrebbe diventare parte dello standard di cura per i pazienti con sclerosi multipla di nuova diagnosi».
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