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A seconda dei cibi che mangiamo si modificano le specie e il metabolismo dei batteri, con implicazioni sulla salute

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A seconda dei cibi che mangiamo si modificano le specie e il metabolismo dei batteri, con implicazioni sulla salute Empty A seconda dei cibi che mangiamo si modificano le specie e il metabolismo dei batteri, con implicazioni sulla salute

Messaggio  Dr.Morbius Ven Gen 31 2014, 21:51

Flora intestinale, come varia cambiando la dieta

Siamo davvero ciò che mangiamo, e pure i batteri che convivono con noi “sono” quel che mettiamo in bocca. Cambiare tipo di alimentazione modifica infatti velocemente, molto più velocemente del previsto anche la flora batterica intestinale, il cosiddetto “microbioma”: chi diventa vegetariano già dopo 24 ore ha nell’intestino batteri completamente diversi da quelli di quando era carnivoro, l’inverso succede a chi riporta in tavola la carne dopo un’alimentazione a base di vegetali. Un dato già noto per gli animali da esperimento, dimostrato ora anche nell’uomo grazie a una ricerca dell’università di Harvard pubblicata su Nature.

STUDIO - Peter Turnbaugh, del Center for System Biology dell’ateneo statunitense, ha chiesto a undici volontari di cambiare dieta dopo aver dettagliatamente registrato la loro consueta alimentazione e valutato la tipologia di flora intestinale presente: per cinque giorni i partecipanti hanno seguito un regime vegetariano a base di frutta, verdura, legumi e riso, poi sono tornati alla dieta usuale per sei giorni, quindi per altri cinque giorni hanno consumato prevalentemente carne, salumi, uova e formaggi (quindi non una dieta “normalmente onnivora”, bensì fortemente sbilanciata verso i cibi animali). Ogni giorno i ricercatori hanno esaminato la flora batterica intestinale per identificare il materiale genetico delle specie presenti e la loro attività metabolica. I risultati sono stati molto evidenti, come spiega Turnbaugh: «Il cambiamento della flora è consistente specialmente quando si passa da una dieta vegetariana a una che abbondi di alimenti derivati dagli animali: bastano poche ore per veder mutare l’abbondanza relativa di diverse specie. Ad esempio aumenta moltissimo la quantità di Bilophila wandsworhia, un batterio che si “nutre” degli acidi biliari e aiuta nella digestione dei grassi saturi presenti nei latticini e che però, almeno nei roditori, è implicato nella comparsa di malattie infiammatorie croniche intestinali».

CAMBIO DIETA - Al contrario, il passaggio a un’alimentazione vegetariana in poco tempo accresce le colonie di batteri in grado di produrre l’acido butirrico, che ha un ruolo protettivo nei confronti dell’infiammazione. «Se ci nutriamo soprattutto di vegetali i batteri devono trarre la loro energia principalmente dalla fermentazione dei carboidrati, mentre nella dieta che comprende cibi animali i microbi si alimentano soprattutto metabolizzando le proteine - spiega Turnbaugh -. La capacità di cambiare metodo di “approvvigionamento” dell’energia aiuta i batteri a sopravvivere ogni volta che l’ospite-uomo cambia alimentazione. Apparentemente la dieta che include proteine animali sembra modificare la flora verso il peggio, ma ancora non abbiamo sufficienti informazioni per sapere quale alimentazione sia ottimale per la flora intestinale». I cambiamenti della microflora si associano ovviamente a modifiche nella quantità e qualità dei prodotti del loro metabolismo: «In entrambe le diete, vegetariana e animale, abbiamo verificato alterazioni nell’espressione di numerosi geni batterici e modifiche significative nelle sostanze prodotte dai microrganismi, come gli acidi grassi a catena corta, nel giro di appena tre o quattro giorni», dice l’esperto.

EFFETTI SULLA SALUTE - Tutto ciò può contribuire a spiegare perché l’alimentazione influenzi così tanto la nostra salute: il butirrato ad esempio sembra ridurre il rischio di tumore al colon favorendo l’auto-distruzione delle cellule cancerose e rendendo al contempo più sane e “forti” le cellule dell’epitelio intestinale; batteri come Bilophila, invece, potrebbero aumentare il rischio di colite. I dati statunitensi, inoltre, aiutano anche a spiegare perché nei pazienti con sindrome metabolica o negli obesi la flora intestinale risulti “sballata” e abbia un metabolismo alterato: la dieta spesso inadeguata di questi soggetti potrebbe portarli ad avere un microbioma in qualche modo “negativo” per la salute generale. Va detto che quando i volontari sono tornati alla loro dieta abituale, la flora intestinale si è modificata altrettanto velocemente tornando alle caratteristiche che aveva all’inizio: una plasticità che secondo Turnbaugh è molto utile ai batteri, che devono adattarsi in poco tempo a trarre energia da qualunque cibo decidiamo di mangiare. «L’implicazione più interessante di tutto questo è che un giorno potremo forse sapere esattamente come modificare la nostra alimentazione per “modellare” il nostro microbioma così da migliorare la nostra salute - dice il ricercatore -. Spesso ci riferiamo al microbioma come al nostro “secondo genoma”, vista l’abbondanza dei batteri che convivono con noi nell’intestino: ebbene, questo secondo genoma è potenzialmente plastico e “risponde” al modo in cui decidiamo di vivere la nostra vita. Sfruttare questa conoscenza a nostro vantaggio potrebbe aiutarci a rimanere sani più a lungo».
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