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Lavatevi poco, dormite di meno certe abitudini non sempre fanno bene

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Messaggio  Dottore Ven Apr 29 2011, 23:57


Dalle ore di sonno alla posizione da assumere quando si va in bagno: sette studi smentiscono i luoghi comuni che accompagnano la nostra routine

COLLAUDATE e rassicuranti, le "buone abitudini" quotidiane a guardia della nostra salute potrebbero non essere così utili. Una doccia al giorno, ad esempio, leva sì di torno le cellule morte, ma anche i nutrimenti della pelle, e le famose otto ore di sonno cui tutti aneliamo non sempre sono necessarie. A smantellare i luoghi comuni che pilotano la nostra routine ci hanno pensato sette studi condotti da altrettanti prestigiosi istituti di ricerca.

Piano con la doccia.
La prima ricerca, condotta dalla Cranley Clinic di Londra, si concentra sulla doccia. E spiega che lavaggi troppo frequenti, lunghi e caldi, con bagnoschiuma aggressivi, rischiano di eliminare dalla pelle i suoi olii naturali e alterarne il ph. "Per la maggior parte delle persone non c'è bisogno di una doccia al giorno - spiega il dermatologo Nick Lowe - anzi, così facendo si corre il rischio di infezioni". "E' vero, troppe docce non fanno bene alla pelle - conferma il dottor Giulio Franceschini, specialista in dermatologia e direttore sanitario di Villa Salus Medical Skin & Antiaging Center - perché lavandola tutti i giorni si elimina il film idrolipidico che la protegge e quindi si rischia di distruggere la prima barriera corporea. Lavarsi tutti i giorni inoltre predispone l'epidermide ad allergie da contatto e funghi che, senza questa barriera, possono moltiplicarsi piu facilmente". A chi fa un lavoro particolare o pratica sport quotidianamente e ha l'esigenza di lavarsi spesso, l'esperto consiglia di usare saponi che non contengano né tensioattivi né alcali e che lavino per affinità con la pelle, non per contrasto. Da usare anche creme idratanti post doccia e shampoo, il tutto non aggressivo e a ph basso.

Dormite di meno. Anche i benefìci delle otto ore di riposo notturno sono sopravvalutati. "Si tratta di una convenzione moderna che può lasciare persino più stanchi - spiega il professore Jim Horne, del Centro di ricerca sul sonno della Loughborough University - un sonnellino di un quarto d'ora può essere più riposante di un'ora di sonno notturno. Millenni fa, le persone facevano un sonno di circa due ore nella prima serata, seguito dalla cena, a sua volta seguita da attività di interazione. L'ora del risposo notturno arrivava intorno a mezzanotte: a quel punto si dormiva per tre-quattro ore ininterrottamente, prima delle preghiere e dell'accensione del fuoco". Un altro luogo comune da sfatare è quello secondo cui, se non si riesce a prendere sonno, bisogna restare a letto: "Molto meglio alzarsi e leggere un libro, fare un puzzle o qualcos'altro di rilassante finché il nostro corpo non ci dice che è pronto per dormire", aggiunge Horne. "In effetti le classiche otto ore di sonno sono solo un ricordo - spiega il direttore del Centro di Medicina del sonno del San Raffaele di Milano e segretario dell'Aims (Associazione italiana di medicina del sonno), Marco Zucconi - e possono diventare un'ossessione, specie per chi soffre di insonnia. Il fabbisogno di sonno è individuale e geneticamente determinato o influenzato dal nostro orologio biologico: dunque è opportuno dormire fin quando ci sentiamo riposati, senza dare eccessiva importanza alla quantità (dalle 9-10 ore dei cosiddetti long sleepers alle 4-5 degli short sleepers). Horne però afferma che 15 minuti di "nap" (sonnellino) sono ristoratori quanto il sonno notturno. Io arriverei fino a 30. Dopo, subentra l'inerzia del sonno ed è più difficile il risveglio e la buona funzionalità complessiva".

Sorrida, prego.
Il terzo mito da sfatare è quello secondo il quale è necessario risciacquare per bene i denti dopo averli lavati. Secondo il dottor Phil Stemmer del Fresh Breath Centre di Londra, quest'abitudine "porta via dalla bocca il fluoruro lasciato dal dentifricio che invece proteggerebbe di più i denti, assicurandoci qualche ora in più di pulizia in bocca". Addirittura, Stemmer consiglia di non ingerire liquidi per almeno un'ora e mezza dopo essersi lavati i denti. "Io non inumidisco neppure lo spazzolino prima di lavarli, perché l'acqua può diluire l'effetto del dentifricio. C'è già abbastanza umidità nella bocca. E soprattutto, mai lavarsi i denti subito dopo aver mangiato: se lo si fa subito, si rischia di lavare via anche lo smalto, temporaneamente reso più fragile dagli acidi dei cibi".

Intestini e dintorni. Più controversa la questione della posizione da assumere quando si va in bagno. Secondo uno studio israeliano è meglio accovacciarsi che sedersi, perché così facendo si riducono gli sforzi e il rischio di emorroidi e disturbi diverticolari, entrambi causa di gonfiore addominale. Il dottor Charles Murray, gastroenterologo del Royal Free Hospital di Londra, consiglia a chi soffre di intestino pigro di mettere qualcosa sotto i piedi quando si è seduti in bagno per facilitare l'evacuazione. "Un suggerimento in linea teorica condivisibile - spiega il gastroenterologo della Cattolica di Roma-Policlinico Gemelli Giovanni Cammarota - perché in questo modo si favorirebbe l'espulsione del cilindro fecale, accorgimento che potrebbe anche ridurre il rischio di emorroidi, anche se non quello di formazione dei diverticoli. Sarebbe però importante capire per quanto tempo il corpo è in grado di mantenere tale posizione". "Ogni persona - spiega il dottor Giorgio Bertoni, responsabile dell'unità operativa endoscopia digestiva del CICE (Centro Italiano Chirurgia Estetica) - deve cercare la posizione a sé più adatta. Ma il problema resta sempre lo stesso: occorre espellere feci sufficientemente morbide altrimenti non c'è posizione che tenga e bisognerà sempre spingere molto e con fatica. I premiti della defecazione, se eccessivi e prolungati, aumentano la pressione endoluminale intestinale e favoriscono nel tempo la comparsa di diverticoli ed emorroidi. I primi provocano gonfiore addominale, ma è soprattutto la stasi fecale che genera fermentazioni batteriche e produzione di gas".

Casalinghe disperate. Buone notizie per chi non è un fanatico delle pulizie domestiche: uno stydio pubblicato su Psychosomatic Medicine spiega che i lavori casalinghi fanno alzare la pressione. Un team di ricercatori americani ha condotto un test su oltre cento donne e uomini, scoprendo che quelli con più responsabilità nella gestione della casa hanno anche la pressione più alta. Una delle cause sta nella preoccupazione di non saper cucinare o pulire come si deve. Non è insomma il lavoro in sé a far male ma lo stress che deriva dal pensiero di non svolgerlo al meglio. Senza contare che i detersivi, in particolare quelli spray, possono provocare attacchi di asma. "E' una reazione di adattamento funzionale - spiega lo psicologo del lavoro Fabio Biancalani - che l'organismo mette in funzione per far fronte a una minaccia. Tecnicamente si parla di eustress e distress, cioè di stress buono e stress cattivo. Il primo aiuta, ad esempio, a superare una prova d'esame, favorendo una maggior concentrazione, mentre quello cattivo fa 'andare nel pallone'. Chi fa le pulizie in casa è probabile che mostri sintomatologie legate allo stress se queste rappresentano un sovraccarico lavorativo (doppio lavoro, o triplo, se consideriamo anche la cura dei figli). Altrimenti, non corre alcun pericolo".

Un bel respiro, grazie.
Per individuare gli errori più comuni, la scienza ha anche preso in esame l'azione quotidiana per eccellenza: respirare. Se infatti da piccoli inspiriamo a fondo, con l'età il respiro si accorcia e quando immettiamo l'aria nella gabbia toracica, questa si ferma prima, all'altezza del petto. "In fondo ai nostri polmoni si blocca dell'aria stantia - spiega Neil Shah, psicoterapeuta e direttore della Stress Management Society - e per di più è proprio la parte terminale dei polmoni quella che contiene i vasi sanguigni che hanno un maggior bisogno di ricambio di ossigeno". Per tornare a respirare correttamente, il dottor Shah consiglia di inspirare a fondo, fino alla pancia, cercando di tenere fermo il petto e immaginando di gonfiare un pallone da spiaggia nello spazio tra l'ombelico e la spina dorsale, spingendo la pancia in fuori; poi di contrarre i muscoli addominali espirando. Il respiro dovrebbe essere ritmico e regolare, tra 12 e 20 inspirazioni al minuto. "Nei Paesi occidentali - spiega lo stressologo Carlo Pruneti, responsabile del dipartimento di Psicologia clinica dell'università di Parma - le persone sono spesso sottoposte a pressioni innaturali con l'inevitabile sviluppo di stress psicofisico. Tra le conseguenze di questo stile di vita, biologico ma non naturale, c'è la cattiva respirazione. Ormai per abitudine tutti tendono a respirare utilizzando la parte superiore del torace, con la conseguente carenza di fasi espiratorie corrette, e con inspirazioni spesso accelerate e veloci che si susseguono l'una sull'altra con il principale muscolo respiratorio, il diaframma, quasi immobile e in posizione abbassata. Una corretta respirazione addominale rappresenta un'ottima prevenzione nei riguardi di tutta una serie di disturbi fisici respiratori e psichici, non ultimo quello degli attacchi di panico. Non è però così semplice intervenire su abitudini consolidate, e spesso non bastano né la buona volontà né un modello da imitare".

Scaricare la mente.
E questo è per gli amanti del relax dopo una giornata di lavoro. Non tutto il riposo fa bene all'organismo e prima di andare a letto bisognerebbe evitare di stravaccarsi sul divano guardando la tv. "L'ideale, dopo cena - spiega la nutrizionista Claire MacEvilly, dello Human Nutrition Research laboratory della Cambridge University - è fare una passeggiata di venti minuti: in questo modo qualunque cibo viene digerito e assimilato meglio con immediati benefici per sonno e linea". "Prima di coricarsi - precisa il dottor Piergiorgio Calcaterra, direttore sanitario di Terme di Saturnia Spa&Golf Resort - è importante mangiare in modo sano per facilitare la digestione e il sonno. Per un relax propedeutico al riposo è importante 'scaricare la mente' facendo un po' di attività fisica, ma assolutamente leggera. Una breve passeggiata è più che sufficiente: lo stress fisico pesante è da evitare".

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